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Una persona su due è pronta a tornare al ristorante

Una persona su due è pronta a tornare al ristorante

Ecco i risultati del nostro sondaggio

È ancora presto per capire quanto sia costata all’industria della ristorazione la crisi causata dal Coronavirus. Certo è che senza commensali disposti a sedersi al tavolo non ci sarà alcuna possibilità, per il settore, di rialzarsi e affrontare il futuro. Il sondaggio destinato ai foodies aveva come scopo proprio quello di capire come gli amanti del fine dining e della buona cucina abbiano affrontato il lockdown e se siano pronti a tornare nei ristoranti preferiti.

Chi ha risposto


Al sondaggio, anonimo, hanno risposto persone da tutto il mondo, soprattutto donne (73%) con una percentuale del 38% di abitanti in grandi città. Gli italiani che hanno partecipato al sondaggio hanno raccontato, rispondendo al questionario, come hanno vissuto il lockdown tra le limitazioni degli spostamenti personali e la chiusura dei ristoranti al pubblico. Ecco come hanno reagito alla Fase 1 del coronavirus.

Di cosa hanno sentito la mancanza?


Gli italiani che hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato di essere soliti andare al ristorante almeno una volta a settimana (il 41,5% ) mentre altri (il 21,3%) andavano fuori anche più volte a settimana. Approfondendo però quello che si evidenzia è che a mancare, in questi mesi, non sia stato tanto il ristorante preferito, il cibo, o la possibilità di risparmiare tempo e fatica in cucina, ma l’aspetto più convivale del ristorante ovvero la possibilità di condividere la cena e il tavolo con amici e persone care.

Consegna o asporto?


Dunque se il ristorante è il luogo del ritrovo, più che del ristoro, non stupiscono i dati relativi ai nuovi servizi offerti dai ristoranti e dalle pizzerie italiane, delivery e take away. Se prima del blocco solo il 17.9% usava il delivery una volta a settimana, e solo l’11,3% optava per l’asporto, con la chiusura dei ristoranti le abitudini non sono cambiate di molto. Durante l’emergenza solo il 33,1% ha usato più spesso le consegne a domicilio contro un 33,8% che non lo ha mai scelto.

Le lezioni imparate dal lockdown


Gli italiani hanno sicuramente fatto fruttare i mesi di lockdown per imparare qualche lezione utile in cucina.
Scegliendo poco sia l’asporto che il delivery, gli intervistati hanno imparato a mangiare bene cucinando a casa. 


Il 71,8% dei partecipanti al sondaggio ha vissuto il lockdown come l’occasione per imparare nuove tecniche, sperimentare ricette e mettersi alla prova ai fornelli.
Soprattutto la panificazione (52,8%) e le ricette della tradizionale (43,8%) hanno tenuto impegnati gli amanti della cucina mentre il 33%, ha provato nuove tecniche di cottura e ricettazioni mai tentate prima.

Tornerai al ristorante? Sì, ma…


Con la Fase 2 che ha permesso la riapertura dei ristoranti, sebbene con numerose limitazioni e la Fase 3 che ha riaperto i confini regionali, come torneranno a mangiare i foodies intervistati?
La parola d’ordine, in tutto il mondo è: sicurezza. Il 69% dei partecipanti si dichiara pronto a sedere al tavolo del ristorante solo con la certezza che ristoratore e governo mettano in pratica delle regole chiare per tutti.

Gli italiani che hanno partecipato al sondaggio confidano più nella capacità dei ristoratori di mettere i propri commensali e il personale di sala in sicurezza (61%) e solo il 38% si affiderà alle dichiarazioni ufficiali degli organi preposti. Solo il 24% si farà conquistare dall’idea di nuove esperienze gastronomiche o, per il 23% da sconti speciali.

Il dato importante è che il 45,2% si dice comunque pronto a tornare al ristorante con la stessa frequenza di prima e un 5,7% si ripropone di farlo anche più spesso di quanto non facesse prima del coronavirus.

Considerando che il sondaggio è stato lanciato il 5 maggio, quando la riapertura dei confini regionali sembrava ancora molto lontana, è possibile interpretare positivamente anche la percentuale del 36,7% di coloro che si dicono pronti a scegliere una destinazione fuori mano per gustare un menu particolare.

Cosa abbiamo imparato


Sebbene ci sarebbero ancora molte domande da fare e molti dati da approfondire, considerando anche le costanti novità in termini di regole di vita sociale, è più che evidente come gli amanti del fine dining non vogliano rinunciare all’esperienza del ristorante che non è minimamente paragonabile a quella che si può fare a casa anche in compagnia degli amici. Ciò che fa la differenza tra un ottimo ristorante e una buona cena casalinga sta nell’atmosfera, nell’ambiente e nell’interazione sociale.
Se per i ristoranti l’obiettivo è lavorare in sicurezza – economica e sanitaria – anche conoscere le necessità e i bisogni dei propri commensali è importante e quanto mai urgente per offrire all’intero settore un futuro possibile.

 

 

 

Fonte: https://www.finedininglovers.it

 

 

 

 

 

 

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